mercoledì 14 novembre 2007

La Stupidità umana

Questa scorsa domenica nell’inserto del Sole 24h è presentata l’uscita imminente della versione “illustrata” del sempre verde libretto di Carlo M. Cipolla "Allegro ma non troppo". Il libretto si compone di due brevi saggi “umoristici”.
Così spiega l’autore del suo fare umorismo:

L’umorismo va distinto dall’ironia. Quando si fa ironia si ride degli altri. Quando si fa dell’umorismo si ride con gli altri. L’ironia ingenera tensioni e conflitti. L’umorismo quando usato nella misura giusta e nel momento giusto (e se non è usato nella misura giusta e nel momento giusto non è umorismo) è il solvente per eccellenza per sgonfiare tensioni, risolvere situazioni altrimenti penose, facilitare rapporti e relazioni umane

Carlo M. Cipolla, Allegro ma non troppo, Bologna 1988, Il Mulino, p. 7


Nel secondo, il più famoso, l’autore presenta le sue “leggi fondamentali della stupidità umana” in cui suddivide il genere umano sulla base dell’agire e delle conseguenze che quest’agire procura all’attore, e alle persone intorno a lui, in quattro categorie: lo sprovveduto, il bandito, l’intelligente e lo stupido. Lo stupido per Cipolla, di cui si sottostima sempre il numero, è colui che compie delle azioni che non portano beneficio ne a chi le compie, ne a chi le subisce.

Mentre leggevo divertito il saggio, la mia mente non ha potuto fare a meno di pensare ai tanti personaggi della Bibbia che hanno agito con stupidità.
Adamo ed Eva si sono lasciati sedurre dal Serpente, che prometteva loro di raggiungere uno status migliore attraverso la disubbidienza a Dio. Desideravano qualcosa che non avevano, e hanno agito credendo che divenendo come Dio sarebbero stati meglio (Gen 3:1-6).
Quali sono state le conseguenze? Il peccato è entrato nel mondo; ciò che per creazione era molto bouno (tutto il creato), è stato contaminato; quella relazione positiva che l’uomo e la donna avevano con Dio, che procurava un bene comune a tutto il creato si è interrotta.
Così Adamo ed Eva si sono comportati da stupidi, perché da intelligenti (custodivano il creato con saggezza), sono diventati stupidi (arrecando danno a loro e a tutto il creato); nessuno ne ha ricevuto alcun beneficio.
Sembra uno scherzo, ma in un certo senso le categorie di Cipolla sono presenti anche nella Parola di Dio, e le Scritture ci dicono che in ognuno di noi è ben radicato uno stupido, nessun uomo è privo di stupidità (Rom 3:10-12), indipendentemente da cultura o stato sociale.

E allora che fare?
Intanto prenderne coscienza poi, accogliere il rimedio che le Scritture offrono, il rimedio è Gesù Cristo, per mezzo di lui la stupidità umana è stata distrutta una volta per sempre; il cuore stupido è stato sostituito da Dio con un cuore intelligente (Ez 36:26).

Troppo spesso, anche se cristiani sottovalutiamo la facilità con cui diventiamo stupidi, o se ci va meglio, sprovveduti o banditi. Ma come cristiani dovremmo essere meno ingenui, ricordandoci un pochino di più nel vivere quotidiano che il creato c’era stato affidato perché lo custodissimo saggiamente e che anche oggi possiamo e dobbiamo tendere ad un cristianesimo non stupido ma intelligente in ogni ambito della nostra vita comunitaria.


Il grande Re Salomone chiese intelligenza in preghiera a Dio per regnare con giustizia per il bene del suo popolo:

1Re 3:8-12
Io, tuo servo, sono in mezzo al popolo che tu hai scelto, popolo numeroso, che non può essere contato né calcolato, tanto è grande. Dà dunque al tuo servo un cuore intelligente perché io possa amministrare la giustizia per il tuo popolo e discernere il bene dal male; perché chi mai potrebbe amministrare la giustizia per questo tuo popolo che è così numeroso?» Piacque al SIGNORE che Salomone gli avesse fatto una tale richiesta. E Dio gli disse: «Poiché tu hai domandato questo, e non hai chiesto per te lunga vita, né ricchezze, né la morte dei tuoi nemici, ma hai chiesto intelligenza per poter discernere ciò che è giusto, ecco, io faccio come tu hai detto; e ti do un cuore saggio e intelligente: nessuno è stato simile a te nel passato, e nessuno sarà simile a te in futuro.




giovedì 1 novembre 2007

Bisogno di Comunità

"La comunità ci manca perché ci manca la sicurezza, elemento fondamentale per una vita felice, ma che il mondo d’oggi è sempre meno in grado di offrirci e sempre più riluttante a promettere. Ma la comunità resta pervicacemente assente, ci sfugge costantemente di mano o continua a disintegrarsi, perché la direzione in cui questo mondo ci spinge nel tentativo di realizzare il nostro sogno di una vita sicura non ci avvicina affatto a tale meta; anziché mitigarsi, la nostra insicurezza aumenta di giorno in giorno, e così continuiamo a sognare, a tentare e a fallire".
(Zygmunt Bauman, voglia di comunità, p. V)

La vita urbana, in un mondo globalizzato è estremamente solitaria perché l’uomo non è più in grado con le proprie forze di risolvere i problemi quotidiani che lo assillano ed è spaventato da ogni cosa intorno a lui risulti diversa da lui. Non c’è sicurezza, non c’è più chi ci venga in aiuto nel momento del bisogno, dove ogni individuo è solo fra la folla.

Sempre Bauman ci ricorda che oggi viviamo in un mondo di individualismo rampante, in cui le relazioni fra le persone vacillano costantemente tra un dolce sogno e un orribile incubo, in cui il problema delle relazioni nell’era liquido – moderna è sulla bocca di tutti, in una cultura come la nostra che predilige prodotti pronti per l’uso, soluzioni rapide, immediate e senza sforzo, del “soddisfatto o rimborsato”.
(liberamente tratto da Zygmunt Bauman, amore liquido)


Di fronte a questo scenario, come cristiani, la sfida è quella di rispondere al bisogno di comunità e di relazione del singolo individuo o delle famiglie, native o emigrate da Paesi lontani e diversi dal nostro.

Il rischio però è di proporre semplicemente un cristianesimo sociale, cioè una risposta che non sia più centrata sulla vocazione missionaria della Chiesa.

Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo
(Mt 28:19)
Mentre camminava lungo il mare della Galilea, Gesù vide due fratelli, Simone detto Pietro, e Andrea suo fratello, i quali gettavano la rete in mare, perché erano pescatori.E disse loro: «Venite dietro a me e vi farò pescatori di uomini».
(Mt 4:18-19)


Per raccogliere efficacemente la sfida credo che sia importante:
1) vivere un cristianesimo genuino e completo, che non separi il contesto secolare dal contesto spirituale (concretezza e azione nella quotidianità della vita / relazione personale con Dio e relazioni in ambito ecclesiale);
2) non frammentare il messaggio Rivelato (la Bibbia), ma rendercelo familiare, quotidiano nella sua totalità (creazione, caduta, redenzione), per imparare così a viverlo con consapevolezza e pienezza, per riuscire così a esporlo in maniera credibile e attuale;

- E’ fondamentale ricercare la maturità cristiana, che consiste nell’apprendere con l’intelletto e sperimentare concretamente con l’agire “la Sapienza di Dio” come ricercata dal grande Salomone (cfr 1Re cap3).
- E’ necessario avere il coraggio di rivedere le nostre idee sulla base delle Scritture e quindi riformare la nostra vita, come ricorda John Stott ne “le basi del cristianesimo”.

Non c’è via di mezzo, se c’è vero cristianesimo, il Vangelo, come scrive Giuseppe Rizza,
“forma discepoli radicali e integri, cristiani sinceramente sottomessi a Gesù, che vivono una vita integra, nella quale parole ed azioni non si contraddicono, nella quale gli aspetti pubblici e privati, invece che escludersi, si fondono in una prospettiva omogenea”

(G.Rizza, la catechesi nella Chiesa, in Studi di teologia n. 33,Ifed)

Sperimentare quindi un cristianesimo che trasformi a 360° ogni sfera della vita.
La sfida è stata lanciata da Gesù sulla Croce 2000 anni fa, sta a noi ancora oggi avere il coraggio di raccoglierla!

lunedì 22 ottobre 2007

Le motivazioni del cristiano

Qual’è il “VERO” buon samaritano?

1)
Gesù rispose: «Un uomo molto ricco scendeva da Gerusalemme a Gerico, e s'imbatté nei briganti che lo spogliarono, lo ferirono e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso un sacerdote scendeva per quella stessa strada; e lo vide, ma passò oltre dal lato opposto. Così pure un Levita, giunto in quel luogo, lo vide, ma passò oltre dal lato opposto. Ma un samaritano che era in viaggio, passandogli accanto,
avvicinatosi, fasciò le sue piaghe, versandovi sopra olio e vino; poi lo mise sulla propria cavalcatura, lo condusse a una locanda e si prese cura di lui. Il giorno dopo, presi due denari, li diede all'oste e gli disse: "Prenditi cura di lui; e tutto ciò che spenderai di più, te lo rimborserò al mio ritorno"; perché sapeva che l’avrebbe ben ricompensato.

2)
Gesù rispose: «Un uomo potente e pericoloso scendeva da Gerusalemme a Gerico, e s'imbatté nei briganti che lo spogliarono, lo ferirono e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso un sacerdote scendeva per quella stessa strada; e lo vide, ma passò oltre dal lato opposto. Così pure un Levita, giunto in quel luogo, lo vide, ma passò oltre dal lato opposto. Ma un samaritano che era in viaggio, passandogli accanto, avvicinatosi, fasciò le sue piaghe, versandovi sopra olio e vino; poi lo mise sulla propria cavalcatura, lo condusse a una locanda e si prese cura di lui. Il giorno dopo, presi due denari, li diede all'oste e gli disse: "Prenditi cura di lui; e tutto ciò che spenderai di più, te lo rimborserò al mio ritorno", perché non voleva avere guai.

3)
Gesù rispose: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico, e s'imbatté nei briganti che lo spogliarono, lo ferirono e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso un sacerdote scendeva per quella stessa strada; e lo vide, ma passò oltre dal lato opposto. Così pure un Levita, giunto in quel luogo, lo vide, ma passò oltre dal lato opposto. Ma un samaritano che era in viaggio, passandogli accanto, lo vide e ne ebbe pietà; avvicinatosi, fasciò le sue piaghe, versandovi sopra olio e vino; poi lo mise sulla propria cavalcatura, lo condusse a una locanda e si prese cura di lui. Il giorno dopo, presi due denari, li diede all'oste e gli disse: "Prenditi cura di lui; e tutto ciò che spenderai di più, te lo rimborserò al mio ritorno".

Apparentemente se fossimo stati lì ad osservare quello che “i buoni samaritani” avevano fatto per l’uomo caduto in sventura, non avremmo notato nessuna differenza:
tutti e tre si fermano, offrono un primo soccorso, e provvedono alla completa guarigione del mal capitato a loro spese.

Questo è quanto facciamo spontaneamente nel valutare l’agire del nostro prossimo, osserviamo e registriamo i fatti di cui siamo in possesso.
Ma se non ci limitiamo a questo possiamo scoprire che solo il TERZO samaritano (il vero samaritano di Luca 10:30-35) ha agito con compassione, con disinteresse, amando il suo prossimo come se stesso; gli altri due avevano motivazioni molto diverse: il primo ha agito per interesse e il secondo per paura.
Apparentemente il risultato, se quantificato, è identico ma in realtà le motivazioni, ciò che li ha spinti ad agire è completamente diverso.

Il comportamento di ogni persona e quindi anche del cristiano è mosso da delle motivazioni, più o meno consapevoli, col fine di soddisfare dei bisogni come ben ha esposto A. Maslow nella sua teoria dei bisogni (piramide di Ma slow). Quindi agisco in una maniera piuttosto che in un’altra per soddisfare il mio bisogno di piacere, potere, autonomia, successo, felicità, amore, conforto, importanza…

Nella società in cui viviamo siamo sempre più portati a non interessarci alle motivazioni per cui si agisce ma a preoccuparci solo del risultato finale; non al perché faccio ciò che faccio, ma a quale risultato esteriore quantificabile ho ottenuto;
accade così nelle relazioni familiari, con gli amici e in ambito lavorativo; ogni sfera della vita è toccata dal RISULTATO, siamo in un mondo in assillante competizione.
Quindi c’è un rapporto stretto fra motivazione e azione; e l’azione è condizionata dal contesto di competizione in cui viviamo.

Gesù disse:
«Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l'anima tua, con tutta la forza tua, con tutta la mente tua, e il tuo prossimo come te stesso». (Lc 10:27)

Questo è lo scopo dell’uomo che così dà Gloria a Dio in vista della vita eterna, questa è la motivazione che dovrebbe stare nel cuore di un cristiano nel suo agire.

E’ sconvolgente come Dio non sia interessato al risultato quanto piuttosto alle motivazioni del cuore e infatti l’apostolo Paolo ci ricorda che se l’agire non è fondato sull’amore di Cristo non serve a nulla, non ha alcun valore agli occhi di Dio.

Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi amore, sarei un rame risonante o uno squillante cembalo. Se avessi il dono di profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza e avessi tutta la fede in modo da spostare i monti, ma non avessi amore, non sarei nulla. Se distribuissi tutti i miei beni per nutrire i poveri, se dessi il mio corpo a essere arso, e non avessi amore, non mi gioverebbe a niente. (1 Cor 13:1-3)

lunedì 15 ottobre 2007

Cristiani nel mondo

In una parte del mondo, l'Australia, un caro amico e sua moglie stanno festeggiando l'arrivo della loro primo genita; invece a pochi chilometri dai luoghi dove Gesù di Nazaret è nato e vissuto, Gaza in Palestina, una donna in attesa del suo terzo bebè e i suoi due bambini piangono il papà che non farà più ritorno a casa perchè brutalmente assassinato.

Cosa hanno in comune queste due famiglie? Cosa ha in comune il papà gioioso australiano e il papà assassinato palestinese?

Sono entrambi cristiani evangelici, entrambi cercano luce e guida nella Bibbia, entrambi rendono pubblica, visibile e concreta la propria fede in Cristo Gesù; ma il primo può gioire mentre il secondo, sarà ricordato e compianto per essere stato l'ennesimo martire cristiano di questo giovane secolo.

Nella storia del cristianesimo da sempre il sangue dei martiri è risultato il seme di nuovi cristiani [Tertulliano], a partire da Stefano il primo martire (At 7:59), e ancora oggi il Signore utilizza la pazzia del mondo per diffondere il Suo messaggio di salvezza al mondo intero.

"Cercate il SIGNORE, mentre lo si può trovare;invocatelo, mentre è vicino. Lasci l'empio la sua via e l'uomo iniquo i suoi pensieri; si converta egli al SIGNORE che avrà pietà di lui,
al nostro Dio che non si stanca di perdonare."(Is 55:6-7)

Il Vangelo di Gesù è l'annuncio gratuito della ritrovata relazione con il Dio Creatore, è un annuncio chiaro, deciso, ma non violento, che vuole ri-formare ogni aspetto della società senza imposizioni, con la consapevolezza che senza l'opera di Dio non c'è nessuno che pratichi la bontà (Rom 3:12), ma attraverso l'esempio del Figlio di Dio che è morto in Croce come il peggior malfattore (1Pt 2:23), vivere in pace e nel rispetto del creato e delle creature per portare gloria a Dio e gioire in lui per sempre (Catechismo "minore" di Westminster).