giovedì 1 novembre 2007

Bisogno di Comunità

"La comunità ci manca perché ci manca la sicurezza, elemento fondamentale per una vita felice, ma che il mondo d’oggi è sempre meno in grado di offrirci e sempre più riluttante a promettere. Ma la comunità resta pervicacemente assente, ci sfugge costantemente di mano o continua a disintegrarsi, perché la direzione in cui questo mondo ci spinge nel tentativo di realizzare il nostro sogno di una vita sicura non ci avvicina affatto a tale meta; anziché mitigarsi, la nostra insicurezza aumenta di giorno in giorno, e così continuiamo a sognare, a tentare e a fallire".
(Zygmunt Bauman, voglia di comunità, p. V)

La vita urbana, in un mondo globalizzato è estremamente solitaria perché l’uomo non è più in grado con le proprie forze di risolvere i problemi quotidiani che lo assillano ed è spaventato da ogni cosa intorno a lui risulti diversa da lui. Non c’è sicurezza, non c’è più chi ci venga in aiuto nel momento del bisogno, dove ogni individuo è solo fra la folla.

Sempre Bauman ci ricorda che oggi viviamo in un mondo di individualismo rampante, in cui le relazioni fra le persone vacillano costantemente tra un dolce sogno e un orribile incubo, in cui il problema delle relazioni nell’era liquido – moderna è sulla bocca di tutti, in una cultura come la nostra che predilige prodotti pronti per l’uso, soluzioni rapide, immediate e senza sforzo, del “soddisfatto o rimborsato”.
(liberamente tratto da Zygmunt Bauman, amore liquido)


Di fronte a questo scenario, come cristiani, la sfida è quella di rispondere al bisogno di comunità e di relazione del singolo individuo o delle famiglie, native o emigrate da Paesi lontani e diversi dal nostro.

Il rischio però è di proporre semplicemente un cristianesimo sociale, cioè una risposta che non sia più centrata sulla vocazione missionaria della Chiesa.

Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo
(Mt 28:19)
Mentre camminava lungo il mare della Galilea, Gesù vide due fratelli, Simone detto Pietro, e Andrea suo fratello, i quali gettavano la rete in mare, perché erano pescatori.E disse loro: «Venite dietro a me e vi farò pescatori di uomini».
(Mt 4:18-19)


Per raccogliere efficacemente la sfida credo che sia importante:
1) vivere un cristianesimo genuino e completo, che non separi il contesto secolare dal contesto spirituale (concretezza e azione nella quotidianità della vita / relazione personale con Dio e relazioni in ambito ecclesiale);
2) non frammentare il messaggio Rivelato (la Bibbia), ma rendercelo familiare, quotidiano nella sua totalità (creazione, caduta, redenzione), per imparare così a viverlo con consapevolezza e pienezza, per riuscire così a esporlo in maniera credibile e attuale;

- E’ fondamentale ricercare la maturità cristiana, che consiste nell’apprendere con l’intelletto e sperimentare concretamente con l’agire “la Sapienza di Dio” come ricercata dal grande Salomone (cfr 1Re cap3).
- E’ necessario avere il coraggio di rivedere le nostre idee sulla base delle Scritture e quindi riformare la nostra vita, come ricorda John Stott ne “le basi del cristianesimo”.

Non c’è via di mezzo, se c’è vero cristianesimo, il Vangelo, come scrive Giuseppe Rizza,
“forma discepoli radicali e integri, cristiani sinceramente sottomessi a Gesù, che vivono una vita integra, nella quale parole ed azioni non si contraddicono, nella quale gli aspetti pubblici e privati, invece che escludersi, si fondono in una prospettiva omogenea”

(G.Rizza, la catechesi nella Chiesa, in Studi di teologia n. 33,Ifed)

Sperimentare quindi un cristianesimo che trasformi a 360° ogni sfera della vita.
La sfida è stata lanciata da Gesù sulla Croce 2000 anni fa, sta a noi ancora oggi avere il coraggio di raccoglierla!

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